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Vogliono abolire il reato di tortura: il disegno di legge presentato e le modifiche da effettuare

La questione del reato di tortura in Italia ha radici profonde, che affondano nella storia recente del Paese.

La tragica notte alla scuola Diaz durante il G8 di Genova nel 2001, con l’aggressione subita da Arnaldo Cestaro e altri, ha segnato un punto di svolta nella percezione pubblica della necessità di una legge che punisse esplicitamente atti di tortura.

La condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per non aver adeguatamente punito tali crimini ha ulteriormente spinto verso l’introduzione nel codice penale italiano del reato specifico.

La legislazione vigente sul reato di tortura

Dopo anni di dibattiti e pressioni, il 14 luglio 2017 è stata finalmente approvata la legge 110, che ha introdotto nel codice penale il reato di tortura. Questa normativa rappresenta un compromesso tra diverse esigenze politiche e sociali, tanto da essere stata criticata per le sue presunte lacune. Nonostante ciò, essa punisce chiunque cagioni acute sofferenze fisiche o un trauma psichico a persone in condizioni vulnerabili con pene dai 4 ai 10 anni.

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Tipo di tortura medioevale – Cantolibre.it

Il dibattito sulla legge contro la tortura è tutt’altro che sopito. Da una parte Fratelli d’Italia propone l’abolizione del reato specifico a favore della sua derubricazione a mera aggravante; dall’altra il Movimento Cinque Stelle spinge per rafforzarne i contenuti. Le opposizioni suggeriscono invece l’introduzione dei codici identificativi per gli agenti delle forze dell’ordine come misura complementare alla normativa esistente.

La prima condanna in Italia per il nuovo reato risale al gennaio 2021 ed è stata pronunciata dal tribunale di Ferrara nei confronti di un agente penitenziario accusato di aver torturato un detenuto. Questo caso apre la strada ad altri processi ancora pendenti che potrebbero non avere luogo senza l’esistenza della normativa attuale sul reato di tortura.

L’introduzione dei codici identificativi personalizzati sugli agenti delle forze dell’ordine rappresenta una delle principali richieste avanzate dalla società civile e dalle opposizioni politiche come strumento aggiuntivo contro gli abusi. Sebbene questa misura sia vista con favore da molti settori della società civile e sia raccomandata anche da organismi internazionali, incontra ancora resistenze significative all’interno delle istituzioni italiane.

Si può osservare come il dibattito sulla legislazione contro la tortura in Italia rimanga estremamente vivace e polarizzato tra chi desidera abolire o indebolire le disposizioni vigenti e chi invece ne chiede un rafforzamento o l’integrazione con nuove misure preventive come i codici identificativi personalizzati degli agenti delle forze dell’ordine.

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