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280€ a chi uccide più gatti, la crudele competizione lanciata in Nuova Zelanda

In Nuova Zelanda, una competizione annuale sta suscitando indignazione e preoccupazione tra gli amanti degli animali e i conservazionisti.

La caccia si svolge nella regione di NorthCanterbury ed ha come obiettivo dichiarato il controllo della popolazione di specie invasive.

La sua natura e le sue modalità stanno sollevando questioni etiche profonde. Andiamo a vedere insieme tutti i dettagli di questa incredibile vicenda.

Una competizione controversa

La gara consiste nel cacciare il maggior numero possibile di gatti, con un premio in denaro di circa 282 euro per chi ne uccide di più. Aperta a partecipanti adulti e ragazzi sopra i 14 anni, questa iniziativa ha visto l’iscrizione di 1.500 persone nell’edizione del 2023, inclusi 440 giovani. Il bilancio finale è stato di 340 gatti uccisi.

In Nuova Zelanda sono stati uccisi 340 gatti – Cantolibre.it

L’intento degli organizzatori è quello di ridurre il numero dei gatti randagi e domestici che minacciano la sopravvivenza degli animali autoctoni dell’isola, tra cui uccelli, rettili e insetti. Questa pratica si inserisce in un programma nazionale avviato nel 2016 dalla Nuova Zelanda per eliminare varie specie invasive entro il 2050.

Nonostante gli obiettivi conservazionistici dichiarati dagli organizzatori dell’evento, molti sono coloro che hanno espresso forte opposizione alla competizione. Le principali preoccupazioni riguardano la crudeltà verso gli animali coinvolti e il rischio che anche i gatti domestici possano diventare bersaglio dei cacciatori.

Di fronte alle polemiche suscitate dalla competizione, alcuni ambientalisti hanno suggerito alternative meno cruente per gestire la popolazione dei gatti selvatici. Tra queste soluzioni vi è la sterilizzazione obbligatoria dei gatti domestici al fine di ridurre le nascite indesiderate e limitare così l’aumento del numero dei randagi senza ricorrere alla violenza.

La questione sollevata da questa controversa iniziativa va ben oltre il caso specifico della Nuova Zelanda: pone interrogativi fondamentali sul modo migliore per affrontare le sfide poste dalle specie invasive senza compromettere i valori etici relativamente al trattamento degli animali. Mentre alcuni sostengono l’importanza delle azioni drastiche per proteggere gli habitat naturali minacciati da queste specie non autoctone, altri ritengono indispensabile trovare metodi più umani ed eticamente sostenibili per raggiungere lo stesso scopo.

Federico Chiarenza

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