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Assegno di mantenimento: devi restituire intere annualità con la rivoluzione della Cassazione

Le regole da rispettare per l’assegno di mantenimento sono ora più stringenti, non si può prescindere da quanto stabilito dalla Cassazione.

Un rapporto di coppia può inevitabilmente finire, anche se si pensava fosse solido e destinato a durare per sempre. A volte, però, specie se i litigi diventano una costante, prendere strade diverse può essere la scelta migliore per entrambi. Si tende in alcuni casi a pensare che continuare a stare insieme possa essere ideale per il bene dei figli, ma anche questa è una concezione sbagliata, avvallata anche da tanti psicologi, vedere un clima di ostilità li getta a loro volta nello sconforto.

La Cassazione ha disciplinato i contenziosi sull’assegno di mantenimento – Cantolibre.it

In caso di matrimonio è necessario ovviamente avviare una causa legale, necessaria per la suddivisione dei beni in comune, ma anche per stabilire l’assegno di mantenimento, che sarà versato al coniuge più debole sul piano economico. In genere, se la casa familiare viene assegnata alla moglie, questo sarà pari a circa il 25% del reddito del marito. La regola generale prevede che questo sia dovuto quando c’è una disparità sul piano economico tra i due ex e se il coniuge che ha un reddito inferiore non riesce a mantenersi in modo autonomo.

A volte l’assegno di mantenimento va restituito: ecco quando

Stabilire l’importo dell’assegno di mantenimento è spesso motivo di forti discussioni in sede di separazione, anche nelle coppie che sembravano essere arrivate a quella decisione con toni apparentemente morbidi. In quel momento, infatti, si può arrivare ad approfittarsi dell’ex e cercare di “vendicarsi” sul piano economico per un torto che si ritiene di avere subito negli anni, per questo il ruolo del giudice risulta essere determinante.

A differenza del passato, però, la legge ha scelto di regolarizzare maggiormente la situazione, in modo tale da ridurre il più possibile i contenziosi. Troppo spesso, infatti, le mogli arrivavano addirittura a smettere di lavorare, approfittando della cifra mensile a loro spettante, ora invece questo non è più possibile. Questo infatti non è più dovuto se il coniuge che risulta essere meno abbiente ha le risorse sufficienti per rendersi autonomo. Chi ha un lavoro o è in età per cercarne uno non è detto che riesca a ottenere una cifra mensile, proprio per questo ogni comportamento avuto durante il matrimonio sarà oggetto di dibattito nelle varie udienze.

Ecco l’ultima decisione della Suprema Corte – Cantolibre.it

Non è detto però che quanto versato sia destinato a restare sul conto corrente di chi lo ha ricevuto. Qualora si dovesse verificare che quella cifra non fosse così dovuta, è necessario che sia restituita. Su questo la Cassazione non ha dubbi, per questo è bene verificare se si rientri in questo tipo di casistica.

Emblematico è il caso di un padre che ha versato costantemente all’ex moglie l’assegno di mantenimento per i suoi figli e ha continuato a farlo anche quando loro sono diventati autosufficienti sul piano economico. Questo è il classico esempio, secondo la Suprema Corte, di una cifra che deve essere riconsegnata perché non dovuta.

Se i figli si sposano e arrivano a costituire a loro volta una famiglia, termina il loro diritto di avere un mantenimento mensile da parte del padre. Anzi, secondo gli Ermellini questo era cessato già da quando si erano laureate e avevano iniziato a lavorare. Non solo, l’assegno di mantenimento per la prole risulta essere revocabile anche quando i figli non raggiungono l’indipendenza economica a causa di una loro negligenza, inettitudine o mancanza di impegno nella ricerca di un lavoro. Insomma, basta poltrire sul divano senza pensare al proprio futuro.

Ilaria Macchi

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