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In Italia un lavoratore su quattro cerca di sabotare il posto in cui lavora, ma vediamo meglio come

Il mondo del lavoro sta attraversando una fase di profondo cambiamento, influenzato soprattutto dallo stato di salute mentale dei lavoratori.

Un recente rapporto dell’istituto statunitense Gallup, intitolato “State of global workplace“, getta luce su alcune problematiche che affliggono i dipendenti a livello mondiale, con particolare attenzione alla situazione in Italia.

I dati presentati nel rapporto “State of global workplace” offrono una situazione preoccupante della realtà lavorativa italiana ed evidenziano la necessità urgente per le aziende di adottare strategie più efficaci per migliorare il benessere psicologico e l’engagement dei propri dipendenti.

Il disagio dei lavoratori italiani

Secondo lo studio condotto da Gallup, il 62% dei dipendenti in tutto il mondo non si sente adeguatamente coinvolto dall’azienda per cui lavora. Questo dato assume contorni ancora più preoccupanti quando si analizza la situazione specifica dell’Italia: qui, un quarto dei lavoratori intervistati manifesta apertamente tristezza quotidiana sul posto di lavoro. Nonostante ci sia stato un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente (3% in meno), l’Italia si colloca al terzo posto nella poco invidiabile classifica della tristezza sul lavoro, superata solo da Cipro e dal Regno Unito.

Un quarto dei lavoratori italiani è triste – Cantolibre.it

Il rapporto evidenzia anche altri aspetti preoccupanti relativi al benessere psicologico dei dipendenti: il 41% degli intervistati dichiara di sperimentare stress durante la giornata lavorativa e un significativo 22% si sente costantemente triste mentre è al lavoro. Questi dati riflettono una realtà in cui molti individui vivono quotidianamente situazioni di disagio e insoddisfazione professionale.

La conseguenza diretta del malcontento sul luogo di lavoro è rappresentata dalla crescente propensione alla mobilità professionale: secondo Gallup, il 41% dei lavoratori italiani sta attivamente cercando un altro impiego, sperando così di lasciare l’attuale posizione che genera insoddisfazione. Questa tendenza non solo mette in luce la difficoltà delle aziende nel mantenere alto il livello di engagement tra i propri dipendenti, ma sottolinea anche la crescente fluidità del mercato del lavoro.

Forse l’aspetto più allarmante emerso dallo studio è quello relativo al cosiddetto “disimpegno attivo” da parte dei dipendenti. Federico Orlandini, consulente per Gallup, ha rivelato che circa il 25% dei lavoratori italiani si oppone concretamente al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Questa percentuale è dieci punti sopra la media europea e indica una vera e propria forma di sabotaggio interno che può avere ripercussioni gravissime sulla produttività e sulla salute complessiva dell’organizzazione.

Federico Chiarenza

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