SPORT

Vuole far causa alla federazione delle olimpiadi: la storia dell’atleta transgender

La vicenda di Lia Thomas, nuotatrice transgender, ha suscitato grande attenzione e dibattito nel mondo dello sport internazionale.

Thomas, che aspirava a partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024, si è vista negare questa possibilità a seguito della decisione della World Acquatics di escluderla dalle competizioni di alto livello.

Un atleta trans vuole far causa alla Federazioni delle Olimpiadi – Cantolibre.it

La causa intentata dalla nuotatrice contro la federazione ha trovato un epilogo inaspettato quando il Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) ha dichiarato che Thomas non possiede i requisiti necessari per fare causa alla World Acquatics.

Il contesto del dibattito e le motivazioni della Federazione

Il caso di Lia Thomas è scoppiato nel 2022, in seguito alla sua vittoria nei 200 metri stile libero contro atlete del calibro di Emma Weyant e Erica Sullivan. Il successo ottenuto da Thomas aveva alimentato un acceso dibattito negli Stati Uniti riguardo alla partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili. Per questo, la World Acquatics introdusse nuove regole che prevedono l’esclusione dalle competizioni femminili più importanti di tutte le atlete che hanno intrapreso un percorso di transizione dopo i dodici anni.

Lia Thomas contro la Federazione delle Olimpiadi – Ansa – Cantolibre.it

Secondo la World Acquatics, le misure adottate mirano a garantire condizioni di equità nelle competizioni femminili. La federazione sostiene infatti che le donne transgender possano godere di vantaggi in termini di forza, resistenza, velocità e potenza rispetto alle donne cisgender. Questa posizione è stata ribadita anche in seguito alla decisione del Tas riguardante il caso Thomas, con la federazione che ha espresso soddisfazione per il verdetto ritenendolo un passo avanti nella protezione dello sport femminile.

Nonostante la sentenza del Tas abbia chiuso definitivamente le porte delle Olimpiadi parigine a Lia Thomas, il dibattito sulla sua partecipazione e più in generale sulla presenza degli atleti transgender nelle competizioni sportive rimane aperto e controverso. Da una parte vi sono coloro che appoggiano la decisione della federazione nel nome dell’equità sportiva; dall’altra parte si levano voci critiche che vedono nella esclusione una forma discriminatoria nei confronti degli atleti transgender.

Mentre Lia Thomas valuta i propri passaggi futuri dopo l’esclusione dalle Olimpiadi parigine, il mondo dello sport continua a confrontarsi con questioni complesse legate all’inclusività degli atleti transgender. La vicenda evidenzia come lo sport sia ancora alla ricerca di un equilibrio tra inclusività e fair play competitivo. Le politiche adottate dalla World Acquatics saranno certamente oggetto di ulteriori discussioni man mano che ci si avvicina ai prossimi grandi eventi olimpici.

Federico Chiarenza

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